venerdì 18 settembre 2009

IN PENSIONE A 23 ANNI

Laure Manaudou, nuotatrice francese di altissimo lignaggio, mannequin, irrequieta protagonista di un gossip rosa che dalle vasche clorate ha tracimato spesso e volentieri ad intasare i media, si ritira dalla scena agonistica poche settimane prima di compiere 23 anni.

Con diritto di ripensamento - ca va sans dire -, diritto inalienabile per ogni personaggio pubblico ed ex pubblico colto da improvvisa astinenza di notorietà: i riflettori ti rosolano insopportabilmente quando sei al centro della scena, salvo lasciare una sensazione di freddo insopportabile una volta spenti.

Laure dal 2004, aveva 17 anni e mezzo, al 2007 ha vinto tutto il vincibile: mondiali, Olimpiadi di Atene, europei, bruciando record mondiali e anni rubati all'adolescenza. Vinceva anche per noi italiani, compatrioti del fidanzato Luca Marin, che l'avevamo adottata senza indugi. Vinceva e piaceva anche per questo, per quel fanciullesco trasporto del gioco amoroso che le faceva mimare cuoricini con le dita dopo ogni esaltante rush vittorioso. Vinceva e piaceva perchè bella come una dea olimpica, sirena dal viso asimmetrico e dal corpo di statua ellenica.

La stella inizia ad appannarsi nel 2007, con la breve parentesi nella società torinese Lapresse da cui scappa dopo aver litigato praticamente con tutti, fino all'eclissi del 2008 alle Olimpiadi di Pechino: ultima nella finale dei 400 sl, penultima nella finale dei 100 dorso.
Per Laure la parabola discendente diventa crudele contrappasso al cospetto della nuova regina, Federica Pellegrini, alla cui maturità agonistica si arrende senza condizioni. E l'altra si prende tutto: medaglie, record, copertine, sponsor e pure l'ex fidanzato, il giovine Marin, cui evidentemente si addice il ruolo di principe consorte.

The winner takes it all. Il vincitore si porta via tutto, anche le motivazioni. E a quei livelli lì, senza motivazioni, mica ci puoi stare, non basta il talento e non basta il coraggio: ci vuole qualcos'altro per nuotare 14/15 km al giorno, tutti i giorni, qualcos'altro che trovi dentro e se non lo trovi più forse è inutile persino cercarlo.

Viene da credere che i sacrifici che la piscina chiede ai suoi giovani dei siano particolarmente efferati, se pensi a quell'altra icona dello sport mondiale, Ian Thorpe, 4 anni più anziano di Laure e ritirato dalla scena agonistica appena ventiquattrenne: nel senso che questi sono prima di tutti ragazzi, qualcuno proprio ragazzino, e il nuoto gli porta via tutto - o quasi - il meglio dell'adolescenza.
A pochissimi dona in cambio l'immortalità, ad una minoranza qualche mezz'ora di notorietà, alla restante moltitudine nulla.
Perchè il vincitore prende tutto.