lunedì 21 settembre 2009

PERCHE' TUTTO QUESTO NON SIA INVANO.

La sequenza fotografica di cui è protagonista, inconsapevole epicentro dell'emozione e commozione che la giornata trascorsa ha coagulato al crocevia del destino di un'intera nazione, lo ha lasciato ovviamente indifferente,anzi, semmai divertito dalla novità della situazione.
Domani Simone Valente, 2 anni, interrogherà queste immagini alla ricerca di un senso, forse cercherà, invano, in questa folla di volti, sbiaditi come il ricordo di una assai lunga e mesta giornata di fine estate, un segno o una risposta, giovane adulto che mai conobbe il proprio padre.
Oggi è, suo malgrado, un simbolo. Tale da consentire ai principali media una deroga importante alla norma che tutela i diritti dei minorenni e la loro privacy. Le foto del piccolo, che sfiora le ginocchia degli adulti, poi in braccio alla madre, buffo con il basco amaranto di papà, tenerissimo quando punta il dito ad indicare chissà che cosa, sono il simbolo dell'infanzia depredata dalla follia consapevole dei cosidetti adulti. Una follia a cui non si riesce più a dare un nome, missione di pace, polizia internazionale, esportazione di democrazia, sintagmi uno più balordo e imbarazzante dell'altro.
Spesso gli adulti ricorrono ai bambini come baluardo di un'intrinseca debolezza o inadeguatezza, gli affidano- più o meno consciamente - la missione di "sdrammatizzare", di diluire con la loro semplicità e con la loro ingenua improntitudine cui tutto si perdona l'eccessiva seriosità di certi rituali o l'insostenibile peso che l'urto della tragedia reca con sè.
Quanti sono i piccoli Simone Valente?
Vogliamo metterli tutti insieme e osare l'inosato?
Milioni di sequenze fotografiche possibili, milioni di infanzie scippate.
Milioni di occhi in cui già vibra una domanda senza senso, una domanda a fior di labbra di fronte alla quale non c'è altro che chinare la testa: "quando torna il mio papà?".
Perchè tutto questo non sia stato invano.