lunedì 5 ottobre 2009

Baarìa

Tornatore ci riprova con il Kolossal, inteso come dispiegamento di mezzi e di alte ambizioni spettacolari e narrative. Il rischio di fare un film prolisso ed enfatico, date la premesse, è alto, ma il Tornatore mica lo evita, anzi: è il suo modo di fare cinema.Peccato quando all'enfasi manca la poesia che pervadeva Nuovo Cinema Paradiso, e la prolissità non regala highlights memorabili come in La leggenda del pianista sull'oceano.Risultato è un opera che ci consegna un affresco di 60 anni di storia filtrata dalle lenti di un' indulgenza bonaria, in cui il registro prevalente è quello macchiettistico.Virtuosismi di montaggio, espedienti simbolistici (uova e serpenti...), parata di volti noti tra gli attori (e gara tra il pubblico a chi ne sgama di più): tutto contribuisce ad una diffusa sensazione di velleitarismo.Mancano le emozioni. Qualcuno mi rispoderà che si ride spesso, ed il riso è un'emozione eccome.Sarà pure vero. Ma allora preferisco il vecchio Woody e la sua mirabile capacità di sintesi.Insomma, se avete di meglio da fare, tipo trombare, potete perderlo senza rimpianti. (voto 6)

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